Regola di vita

La Regola di vita comunitaria Premessa Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano Os 11,3 La crescita di […] Leggi di più

La Regola di vita comunitaria

Premessa

Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano

Os 11,3

La crescita di ogni uomo è segnata dal gesto semplice dei genitori, che ci hanno preso la mano per insegnarci a camminare. Così fa anche Gesù coi suoi discepoli, in ogni tempo, invitandoci sempre a prendere il largo, a passare all’altra riva.

Diventare presbiteri, padri nella fede e guide della comunità, rimanda continuamente alla necessità di sentirci figli, ai quali Gesù ha insegnato a chiamare Dio con il nome di Padre. 

Con queste parole, e soprattutto con questo spirito, introduciamo la Regola di vita comunitaria, che i nostri Vescovi, insieme all’équipe educativa del Seminario Regionale, mettono in mano a giovani che, entrando in Seminario, si propongono di verificare la loro chiamata al Presbiterato. È uno strumento prezioso, specie in questo tempo in cui è facile temere l’essere figlio come sinonimo di dipendenza e mancanza di libertà, ed intendere l’emancipazione come assoluta indipendenza e autonomia.

Consegnamo queste pagine nell’orizzonte più ampio disegnato dallo Statuto del Seminario Regionale Marchigiano e dal nostro Progetto educativo, perché ne siano una mediazione concreta e quotidiana (cfr. FdP nn. 123-124), per tradurre tutto in un coerente impegno di crescita personale ed ecclesiale.

La Regola di comunità ci aiuta a riconoscere che c’è un tempo per ogni cosa; ci aiuta a far dialogare le diversità, a puntare in alto senza dimenticare il senso di ciò che viviamo ogni giorno; ci aiuta a vivere il mistero della libertà dentro il travaglio fecondo dell’obbedienza; ci aiuta a perdere noi stessi nella gioia di scoprire ciò che è essenziale. In una parola, ci aiuta a trasfigurare la nostra vita passando per il mistero della croce. Ma essa è solo uno strumento: l’osservanza scrupolosa non garantisce nulla, senza il desiderio profondo di appartenere a Gesù, di essere annoverati tra i “suoi”, di sentirci chiamati a “stare con lui”.

Per promuovere la relazione educativa

  1. L’efficacia di questo regolamento dipende da come viene assunto e praticato cordialmente e responsabilmente da tutti i membri della comunità, che si sentono così più concretamente chiamati ad una relazione educativa ed ecclesiale esigente e costruttiva. L’impegno quotidiano, consapevole e gioioso, nelle diverse dimensioni della formazione e della vita fraterna, deve poter scoraggiare ogni tendenza alla chiusura e al ripiegamento su se stessi.
  2. Ciascuno collabori con la preghiera e l’apertura fiduciosa  (docibilitas) al ministero degli educatori, che incarnano la sollecitudine della Chiesa e dei Vescovi per i futuri pastori, accogliendone l’autorità e il discernimento. 
  3. Il Rettore presiede all’andamento generale del Seminario e segue, personalmente e con la collaborazione dei Vicerettori, il cammino dei singoli. Il dialogo frequente con il sacerdote educatore di riferimento per il proprio anno formativo e con il Rettore è necessario per mettere a punto obiettivi e strumenti della formazione individuale, per sostenerne l’attuazione e consentire una verifica significativa.
  4. Il frequente confronto con il Padre spirituale del Seminario viene seriamente curato da ogni seminarista sin dall’anno propedeutico, per raggiungere un’approfondita conoscenza del proprio animo, per godere di un serio accompagnamento spirituale e vocazionale, per elaborare una specifica regola di vita personale, per avere il necessario consiglio nelle scelte della vita.

Per garantire l’armonia della formazione nella vita personale e comunitaria

  1. Ogni membro della comunità deve testimoniare un uso saggio ed equilibrato del proprio tempo. A tal fine, la vita del Seminario è ordinata secondo un orario che possa aiutare ciascuno a superare improvvisazioni e particolarismi, per vivere una concreta appartenenza a questa comunità e una reale adesione alla sua proposta formativa.
  2. La puntualità a tutti gli atti comuni, comprese le lezioni universitarie, è segno di costruttiva autoeducazione, di attenzione agli altri, di fedeltà ai propri impegni verso se stessi, verso la comunità e verso Dio. Soprattutto al mattino e prima delle celebrazioni liturgiche, è necessario giungere in cappella con un certo anticipo per disporsi adeguatamente alla preghiera.
  3. Gli orari della giornata-tipo sono i seguenti:
    6:30 Levata
    7:00 In cappella: Angelus – Celebrazione dell’Eucaristia e/o delle lodi mattutine
    7:45 Lectio divina o meditazione personale
    8:10 Colazione
    8:40 Lezioni
    12:35 Ora media (facoltativa)
    12:45 Pranzo – servizi comunitari, attività fisica o riposo
    15:00 Studio personale
    19:00 Celebrazione dell’Eucaristia o dei Vespri 
    20:00 Cena e ricreazione
    22:30 Silenzio e riposo (mercoledì ore 23.00)

Per sostenere la vita di preghiera e la formazione spirituale

  1. La celebrazione del Mistero Pasquale, l’ascolto della parola di Dio, la preghiera personale e comunitaria sono il cuore dell’esperienza di Seminario, dove ciascuno è coinvolto in una più forte intimità con il Signore Gesù, nella sua Chiesa. Per formare presbiteri che siano uomini di Dio e maestri di fede, è necessario che lo studio e l’apostolato, tutte le attività e le dinamiche della vita in Seminario abbiano radice nella preghiera.  
  2. Con la guida diretta e il confronto costante con il Padre Spirituale, ciascuno si deve applicare con costanza e intensità alla lectio divina, alla meditazione dei Padri e dei classici della spiritualità cristiana, allo studio dei grandi maestri dello spirito, all’adorazione eucaristica, alla preghiera silenziosa e contemplativa, all’esame di coscienza, alla devozione mariana (raccomandando la recita quotidiana del rosario). Queste diverse occasioni di crescita spirituale esigono di essere vissute non solo a livello comunitario, ma anche attraverso un ritmo più personale, curando di non frammentare i tempi.
  3. Nella vita quotidiana della comunità del Seminario e di tutti i suoi membri risalti la centralità dell’Eucaristia, cui ognuno avrà cura di partecipare quotidianamente, con le migliori disposizioni di spirito. 
  4. La preghiera della Chiesa ritma ogni giornata del Seminario, con la celebrazione comunitaria e personale delle Lodi mattutine e dei Vespri, che è bene sviluppare anche con la recita delle altre parti dell’Ufficio divino, soprattutto da parte degli alunni più prossimi all’ordinazione diaconale.
  5. Ogni settimana ci si prepara a vivere la centralità della domenica, con la lectio divina sui testi liturgici in vista della liturgia domenicale. Il percorso confluisce nella collatio del lunedì.
  6. Si raccomanda la celebrazione frequente e ben preparata del sacramento della Riconciliazione, per il quale sono a disposizione settimanalmente, oltre al Padre spirituale, anche alcuni confessori ordinari.
  7. Gli esercizi spirituali di comunità e di classe e i ritiri mensili costituiscono momenti propizi per l’incontro con Dio, per la crescita nella fede, per l’esperienza dello Spirito e non possono essere trascurati per nessun motivo.
  8. Perché ogni celebrazione sia segno e alimento della fede e della comunione che Dio ci dona, tutti curino di rispettare le norme liturgiche, di crescere nella sintonia dei gesti e dei comportamenti che rivelano l’armonia interiore e la comunione con i fratelli. Si abbia cura anche di un abbigliamento adeguato al contesto.

Per assicurare il necessario silenzio e raccoglimento

  1. Tutta la vita di Seminario esige un generale clima di silenzio e raccoglimento, che favorisca l’incontro con Dio nel primato della vita spirituale, nell’approfondimento dello studio teologico, nell’interiorizzazione di ogni esperienza.
  2. I momenti privilegiati di silenzio in tutta la casa sono i seguenti: dalle ore 15.00 alle 20.00 e dalle ore 22.30 alla colazione, fatti salvi i momenti comunitari eventualmente previsti. Tali tempi di silenzio sono riservati, oltre che al riposo della notte, alla preghiera personale, allo studio, alla lettura spirituale, al dialogo con gli educatori.
  3. Analoga attenzione al silenzio va comunque data, anche in altri orari del giorno, nei corridoi delle camere. Attività ricreative e sportive, come pure il rientro da uscite di gruppo, si svolgano in modo da non impedire il riposo dei fratelli. Costante attenzione al silenzio va riservata agli spazi adiacenti alle cappelle.
  4. Perché tutti possano godere del necessario ambiente di impegno e di concentrazione, le camere siano luogo in cui coltivare una vita di studio e di preghiera, che non può crescere nel rumore e nella dissipazione, dove continuamente si disturba e si è disturbati. Per il dialogo fraterno, la preghiera e per lo studio fatti insieme non si utilizzino le camere, ma le sale disponibili ai vari piani, segnalando eventuali ulteriori esigenze agli educatori.
  5. Per crescere in un vero ordine interiore e divenire maestri nel rispetto degli altri, occorre passare attraverso concrete attenzioni quotidiane: evitare lo schiamazzare, l’urlare e il ridere sguaiatamente, ogni grossolanità dei modi, curando la proprietà delle parole e dei gesti. Quando necessario, si abbia la delicatezza di parlare sottovoce.
  6. Chi tenesse in stanza apparecchiature o strumenti musicali, faccia attenzione a non disturbare gli altri e a non pregiudicare il raccoglimento. Per suonare e per ascoltare musica insieme agli altri, si utilizzino la sala della comunità o altri ambienti comuni.

Per favorire lo studio e l’approfondimento culturale

  1. L’impegno dello studio teologico assorbe la maggior parte del tempo dei seminaristi, che coltivano la propria crescita culturale per approfondire la propria fede e prepararsi al ministero sacerdotale. E’ importante che ciascuno viva questa sua doverosa e preziosa fatica quotidiana nello spirito del lavoro di tutti gli uomini e le donne del mondo, come attuale vocazione all’edificazione del Regno.
  2. La partecipazione obbligatoria, puntuale e costante alle lezioni, l’applicazione regolare allo studio giornaliero, la preparazione accurata e metodica degli esami, la valorizzazione della biblioteca e dell’emeroteca (rispettandone il relativo regolamento), il confronto culturale e teologico coi docenti e con gli altri alunni… sono occasioni indispensabili per stimolare e verificare il proprio apprendimento della “scienza sacra” e la propria capacità di riesprimerla correttamente. Eventuali assenze del seminarista alle lezioni non siano decise autonomamente, ma vengano concordate e verificate con gli educatori.
  3. In caso di assenza di un insegnante e nelle ore comunque libere dalle lezioni, si valorizzi il tempo con lo studio personale, la lettura, la preghiera.
  4. Il seminarista non può limitarsi a conseguire una sufficienza agli esami in ogni modo, ma deve crescere nella conoscenza della verità della fede, da vivere e comunicare ai fratelli. Gli alunni verificheranno puntualmente con docenti ed educatori i risultati positivi e le proprie eventuali difficoltà nell’espletamento del curricolo di studi, che costituisce elemento essenziale della maturazione in vista del ministero. Il prefetto degli studi garantisce, nell’ambito dell’Istituto Teologico Marchigiano, l’offerta formativa in campo filosofico-teologico, e collabora con l’équipe educativa perché questa concorra efficacemente alla maturazione integrale dei futuri presbiteri.

Per una vita fraterna nello stile e nello spirito del Vangelo

La condivisione di vita

  1. Perché il Seminario sia efficace comunità ecclesiale e formativa, grande attenzione viene riservata alle relazioni fraterne, caratterizzate da schiettezza e carità, che vengono promosse grazie alle dinamiche quotidiane, alle assemblee di comunità che insegnano le esigenze del discerniemento comunitario, alle attività più diverse che coinvolgono anche concretamente la comunità.
  2. I cammini di biennio-classe si articolano in momenti di formazione teorica, celebrazione e preghiera, revisione di vita e verifica delle esperienze spirituali e pastorali. Come esplicitato nel Progetto educativo, appositi gruppi vengono costituiti anche per la valorizzazione di interessi e l’animazione di importanti ambiti della vita comunitaria: gruppo missionario-carittivo, culturale, ecumenico, musicale, ecc.

I pasti

  1. Gli anni di Seminario consentono di condividere una singolare esperienza di familiarità tra credenti, tra futuri pastori. Come in famiglia, il momento della mensa è in Seminario occasione di incontro, dialogo, condivisione. Saltare un pasto, anche per motivi ascetici o personali, non dispensa dall’andare ugualmente a tavola, per non sottrarre se stessi alla comunità cui si appartiene. 
  2. Tutti giungano a mensa con puntualità, per condividere la preghiera prima del pasto, e non si lasci il refettorio prima della preghiera comune di ringraziamento e di eventuali avvisi alla comunità. Eventuali assenze o ritardi siano concordati e giustificati con gli educatori.
  3. Per favorire le relazioni con tutti, è opportuno cambiare il proprio posto ad ogni pasto, evitando di preferire sempre la compagnia delle stesse persone.
  4. Il cibo è dono di Dio e frutto della carità ecclesiale: si eviti lo spreco o il consumo non necessario, si abbia attenzione alle esigenze degli altri, si eviti ogni forma di avidità o di ingordigia come anche la fretta nel mangiare, contrarie alla salute e alla temperanza. Si cerchi di consumare i cibi predisposti dalla comunità, con spirito di adattamento e gratitudine per il lavoro di chi li ha preparati. Chi, per motivi personali o di salute, avesse bisogno di qualche cibo speciale, lo faccia presente agli educatori.
  5. Durante i pasti ognuno è tenuto a fare uso delle norme di galateo, per educarsi al rispetto di sé e del prossimo.
  6. Il servizio a tavola è garantito da appositi gruppi, mentre alcuni cibi sono disponibili sul buffet. Solo i seminaristi di servizio sono autorizzati a recarsi in cucina, limitatamente al tempo necessario per espletare il loro compito. Per eventuali esigenze durante i pasti, ci si rivolga con cortesia agli amici di turno, senza quindi accedere direttamente in cucina. I responsabili del servizio a tavola debbono garantire un servizio puntuale e completo: chi si trovasse impossibilitato a svolgerlo provveda per tempo alla propria sostituzione.

Ricreazione, sport e riposo

  1. I momenti ricreativi sono parte integrante della vita comunitaria, vera espressione di fraternità, che nessuno deve considerare solo accessori o riempitivi. Tutti si sentano corresponsabili della ricreazione comunitaria, favorendo lo scambio delle esperienze e le espressioni della gioia cristiana, specie negli ambienti a ciò dedicati.
  2. Lo sport e l’attività fisica concorrono allo sviluppo globale della persona, ed è bene che ciascuno trovi la modalità a lui più consona per praticarlo, nei tempi indicati per lo sport, per la ricreazione o in tempi concordati con gli educatori.
  3. Una vita impegnata esige adeguati tempi di riposo, che ciascuno può assicurarsi sfruttando con equilibrio i momenti previsti, da non occupare con altre attività che a lungo andare aumentano stanchezza e apatia. A tal fine, si dia la massima attenzione al silenzio e al riposo della notte, per poter bene impostare ogni nuovo giorno, a partire dalla preghiera del mattino.
  4. Eventuali esperienze di malattia o momenti di crisi personale chiedono un’attenzione speciale da parte di seminaristi ed educatori, anche per imparare a vivere cristianamente condizioni esistenziali che possono incidere sulla vita e sul ministero dei presbiteri.

Corresponsabilità nella casa e nei servizi comunitari

  1. Per favorire la vita comunitaria e per la cura degli ambienti comuni sono stabiliti diversi servizi, che è bello svolgere e vedere svolti con precisione e costanza, nei tempi disponibili. Nessuno richieda tali servizi ai compagni fuori degli orari stabiliti, approfittando della loro disponibilità.
  2. La responsabilità dell’ordine degli ambienti è condivisa da tutti quanti vi abitano: non ci si deve appropriare delle cose comuni, né trasferire mobili o modificare gli arredamenti senza consenso degli educatori. Nei confronti della casa, dei pulmini e delle attrezzature non si ingeneri in nessuno un senso di disinteresse. Chi provoca un danno anche minimo, lo comunichi agli educatori, con cui concorda le modalità dell’eventuale risarcimento.
  3. La presenza di personale addetto non dispensa nessuno dalla corresponsabilità nella pulizia e nel mantenimento dei locali: è doveroso intervenire di persona o segnalare a chi di dovere eventuali carenze ed esigenze.
  4. La camera che viene assegnata dispone di un arredamento sufficiente, che non va manomesso. Anche tenendo conto che essa sarà abitata in seguito da altre persone, e che la camera verrà controllata ad ogni cambio di ospite, venga mantenuta in stato decoroso, evitando di danneggiare mobili e pareti.
  5. Analogamente, si curi giornalmente (al mattino, il più presto possibile) la pulizia e l’ordine della propria camera, particolarmente del bagno. Presentarsi al prossimo con ordine e decoro è elementare dovere di carità e rispetto. Si abbia pertanto cura dell’igiene della propria persona.
  6. Per la pulizia della casa e delle camere, sono disponibili le necessarie attrezzature e materiali di consumo, che ciascuno deve sempre rimettere a posto dopo l’uso. Per il lavaggio della biancheria, qualora non fosse effettuato in famiglia, sono disponibili le attrezzature del Seminario, da utilizzare secondo le indicazioni del personale e degli incaricati.
  7. I veicoli che il Seminario possiede per il servizio della comunità sono affidati alla responsabilità di alcuni incaricati e alla cura di tutti.

Per vivere in sobrietà ed austerità

  1. La testimonianza di Gesù e la condizione dei poveri richiamano l’importanza di educarci concretamente a uno stile di vita sobrio e responsabile, libero dalle schiavitù mondane, teso al giusto apprezzamento del valore che hanno per il Regno le cose del mondo.
  2. Come per il cibo, si eviti lo spreco di energia elettrica (ad es. l’uso non necessario dell’ascensore, l’uso di stufette, bollitori, ecc.), di acqua e di ogni altro bene di cui si può disporre. Per eventuali mezzi o apparecchi che, con il parere positivo degli educatori, siano ritenuti utili alle singole persone e il cui uso comporti un aggravio al bilancio del Seminario, si manifesti la propria corresponsabilità contribuendo all’aumento delle spese.
  3. Nell’uso del denaro si abbia sempre chiara coscienza del suo valore strumentale, esprimendo, nell’amministrazione personale, sobrietà e corresponsabilità verso i bisogni del prossimo, anche per prepararsi adeguatamente alla gestione dei beni della Chiesa. Si garantisca con puntualità il pagamento regolare dei contributi per la formazione, dei libri, delle fotocopie e di eventuali altri conti.
  4. È importante educarsi per tempo a condividere non solo le cose comuni, ma anche quelle personali, per evitare tentazioni di accaparramento, di godimento egoistico in chiara contraddizione con l’ideale di vita evangelica di cui il presbitero deve essere testimone.
  5. Per i trasporti si privilegino i mezzi pubblici. Gli automezzi del Seminario sono a disposizione solo per le attività formative; chi li utilizza abbia cura di registrare i km percorsi ed eventuali anomalie o guasti.
  6. Ciascuno per la sua parte, si liberi da tutto quello che sa di superfluo o, peggio, dannoso: il fumo, l’uso di alcool o cose affini, l’eccesso di caffé, l’uso immotivato dell’auto, ecc. Di norma non è consentito effetuare o ricevere chiamate telefoniche negli ambienti comuni, ed anche in camera se ne faccia un uso sobrio, per non intaccare il raccoglimento necessario per lo studio e la vita spirituale.
  7. Nel vestire, si eviti ogni eccentricità e trascuratezza, curando soprattutto di presentarsi in cappella, a lezione e ad altri atti comunitari con abiti appropriati. L’obbligo di portare l’abito ecclesiastico comincia con l’ordinazione diaconale.

Per vivere l’accoglienza e le relazioni esterne

  1. Il Seminario è comunità cristiana che pratica e testimonia i valori dell’accoglienza e dell’ospitalità, armonizzandoli con le specifiche esigenze della formazione dei candidati al sacerdozio. Coloro che entrano nella casa siano accolti da veri fratelli, con cortesia ed attenzione.
  2. L’orario quotidiano di visita è il seguente: dalle ore 13.30 alle 15.00 e dalle ore 20.30 alle 22.30. Per eventuali necessarie visite fuori orario si concordi sempre con gli educatori; tuttavia si invitino i conoscenti a comprendere che la limitazione alle visite non vuole mortificare le esigenze dell’ospitalità, ma deve assicurare al Seminario le condizioni necessarie al miglior svolgimento del proprio compito formativo.
  3. Il cortile, l’atrio e la portineria, sono il volto del Seminario per le tante persone che vi passano. Tutti abbiano cura di custodire questi luoghi.  A turno i seminaristi presteranno un servizio di portineria. La posta viene ritirata e smistata da uno degli educatori.
  4. Le camere sono il luogo del lavoro personale, mentre le molteplici dimensioni della vita comunitaria vengono coltivate negli ambienti comuni. Per queste ragioni, ed anche per avere rispetto e discrezione per la riservatezza di ciascuno, nei piani del Seminario riservati alle camere e alle sale comuni sono ammessi, normalmente, solo i genitori e i sacerdoti; per gli altri visitatori sono riservati gli ambienti del piano-terra. L’accoglienza di altri ospiti nella sale comuni sia concordata con l’educatore.
  5. Prima di invitare ospiti alla mensa si chieda per tempo parere agli educatori, anche in modo da informare la cucina.
  6. Le uscite dal Seminario al di fuori degli orari di ricreazione siano limitate a casi di vera necessità, che non impediscano la presenza ai momenti comuni e non pregiudichino la continuità dello studio, e si effettuino sempre con il consenso di uno degli educatori. In ogni caso, si annoti in portineria il luogo dove ci si reca e il previsto orario di rientro.
  7. Assentandosi dalla propria camera, si lasci un biglietto alla porta per garantire la propria reperibilità in ogni momento.
  8. Per ritardi imprevisti al rientro in Seminario o in caso di malattia che trattiene fuori dal Seminario, ci si premuri di informare personalmente gli educatori e, in caso di convalescenza a casa, si mantengano con essi frequenti contatti.
  9. Per i rientri in famiglia o in diocesi a motivo di celebrazioni e ricorrenze particolari, o per motivi personali, di salute e famigliari, ci si confronti di volta in volta con gli educatori sull’opportunità e l’urgenza della richiesta. 
  10. L’uso dello smartphone è consentito nelle proprie camere e negli spazi comuni durante i tempi di ricreazione, avendo sempre cura di privilegiare la comunicazione con i fratelli e di non recare disturbo agli altri. Durante le attività comunitarie è bene non averlo con sé. 
  11. Durante il tempo della formazione è necessario educarsi all’uso consapevole ed evangelico degli strumenti di comunicazione, in particolare dei socialmedia. Si abitino questi spazi virtuali con prudenza, sobrietà e vigilanza, per evitare eccessive dissipazioni e per custodire il raccoglimento e il distacco necessari al cammino formativo.
  12. Si raccomanda l’uso dei mezzi di comunicazione sociale, soprattutto dei media cattolici, per garantirsi un’informazione aggiornata ed intelligente sugli avvenimenti della Chiesa e del mondo.
  13. La sala TV e gli strumenti audiovisivi a disposizione di tutti siano valorizzati, in modo da preferire la visione comunitaria di film, serie TV, programmi culturali, eventi sportivi. Viceversa, se ne eviti la fruizione privata, personale o di gruppo, nelle camere. Chiunque può segnalare agli educatori programmi da visionare o registrare, o da proporre alla comunità per favorire un confronto comune. 
  14. L’accesso ad internet è possibile nella sala PC, nella sale comuni, nella sala lettura della biblioteca e nelle aule scolastiche, negli orari e secondo le norme specifiche di ogni ambiente.

Per una graduale iniziazione alla pastorale

  1. Come espresso nel Progetto educativo, diversi valori suggeriscono di impostare con cura i rientri dei seminaristi in famiglia, parrocchia, diocesi: il primato della formazione umana e spirituale, l’educazione alla ecclesialità e alla diocesanità, la necessità di un graduale tirocinio pastorale. In ciò, andrà tenuta presente la necessaria personalizzazione della proposta e la programmazione degli appuntamenti comuni nel calendario annuale del Seminario.
  2. Gli alunni dell’anno propedeutico rientrano in famiglia, e nella comunità parrocchiale d’origine, due o tre volte al mese, per verificarsi sul piano umano, affettivo e spirituale circa l’orientamento da dare alla propria vita e per crescere nel radicamento ecclesiale, più che per esercitare una ministerialità o svolgere un tirocinio pastorale.
  3. Gli alunni del primo biennio vivono in Seminario un tempo forte di discepolato cristiano e discernimento vocazionale, condividendo in gruppo nei giorni di sabato e domenica specifiche esperienze pastorali, che verificano con gli educatori. Rientrano in diocesi e in famiglia di norma una volte al mesi.
  4. Gli alunni del secondo biennio rientrano nel fine settimana tre volte, nella propria diocesi, per coltivare una continuità di dialogo con il Vescovo e il presbiterio diocesano. Vengono inseriti in una comunità parrocchiale (di norma diversa dalla parrocchia di origine), che sappia sostenerlo nel graduale inserimento nella vita pastorale. Non siano inseriti in aggregazioni, movimenti o ambiti pastorali particolari, salvo diverso avviso del Vescovo.
  5. Gli alunni del terzo biennio vivono un più intenso inserimento nel presbiterio diocesano e nella vita pastorale della comunità cui sono stati destinati dal Vescovo, trascorrendo in diocesi più giorni della settimana.
  6. A stabilire la forma di inserimento è competente il Vescovo, in collegamento con la Direzione del Seminario. Il criterio prevalente nella scelta della destinazione non può essere il bisogno della parrocchia carente di personale, ma la valenza educativa e formativa di quella collocazione per il seminarista, anche – con le debite proporzioni – quando questi sia già Diacono; per cui:
    • l’inserimento dovrebbe estendersi gradualmente a diversi settori della vita pastorale: catechesi nelle diverse età, animazione di gruppi, formazione dei catechisti, animazione della liturgia, accostamento dei malati, coinvolgimento nelle attività caritative… fino a condividere con il parroco, nel terzo biennio, la programmazione pastorale e l’esperienza degli organismi di partecipazione e comunione (un utile riferimento, per tale progressione, è dato dai ministeri conferiti al candidato al Presbiterato);
    • per la presenza del seminarista, il parroco dovrebbe sentirsi, più che sollevato di qualche impegno, investito di un nuovo compito, quello di formatore aggiunto “in dialogo con il Seminario” (FdP n. 105), capace almeno di due attenzioni verso il giovane: dialogo personale di amicizia, inteso a farlo crescere e a verificare “sul campo” l’efficacia formativa delle diverse esperienze; una certa vita comune con lui: al minimo, alcuni momenti di preghiera insieme. Anche il laicato più maturo va coinvolto nell’accompagnamento dei candidati al sacerdozio ministeriale.
  7. Il programma formativo annuale si traduce concretamente in un calendario delle attività e degli eventuali rientri in comunità per motivi particolari, che viene trimestralmente aggiornato e comunicato ai seminaristi.
  8. La necessità di conciliare l’esperienza pastorale con le altre dimensioni della formazione curata dal Seminario, impone una regolamentazione pratica, comprensiva dei seguenti punti:
    • gli alunni del VI anno possono rientrare in diocesi dopo il pranzo del giovedì;
    • gli alunni del V anno possono rientrare in diocesi dopo il pranzo del venerdì; 
    • gli alunni del III-IV anno si recano in diocesi dopo la Messa comunitaria del sabato mattina;
    • tutti rientrano la domenica sera entro le ore 19.00, prima dei secondi vespri (gli alunni del VI rientrano entro e non oltre le 22.30).
    • In particolare, per gli alunni del III, IV e V anno:
      • sono da escludere altre uscite dal Seminario nei giorni feriali, motivate dal legame con la pastorale parrocchiale;
      • il seminarista, nei giorni di permanenza in diocesi pernotti di preferenza nella canonica, per sperimentarsi nella fraternità presbiterale. Accolga con cautela e non di frequente inviti a pranzo o a cena presso privati, consigliandosi in ciò con il parroco;
      • il seminarista curi di vivere il giusto rapporto con la propria famiglia, in modi e tempi da concordare con gli educatori e con il parroco (es. il pranzo della domenica);
      • il seminarista eviti di accumulare lavori pastorali da eseguire in Seminario, in vista della successiva domenica: infatti egli deve potersi applicare in Seminario alla preghiera, allo studio e alle esigenze della vita comunitaria, senza dispersione e senza sacrificare il necessario riposo.
  9. Dette esperienze pastorali esigono frequente e seria verifica che, per essere il più possibile completa, non può non coinvolgere, oltre agli educatori del Seminario, i sacerdoti presso cui il seminarista presta la sua opera. Il  Seminario li sollecita perciò a frequenti, reciproci contatti e si ripromette di invitarli tutti almeno due volte l’anno. Prima di ammettere i seminaristi al Diaconato e al Presbiterato, è richiesta ai parroci una relazione scritta sul tirocinio pastorale e sulla globalità della persona del candidato.
  10. La formazione al Presbiterato ha le sue preziose tappe intermedie nell’Ammissione tra i candidati al Diaconato e al Presbiterato e nei ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. Per concretizzare quanto indicato in materia dal Progetto educativo, ogni anno i seminaristi che ritengono di essere pronti ad accedere ad una di queste tappe, ottenuto il parere positivo del Padre spirituale, rivolgano domanda scritta al Rettore e  partecipino agli incontri specifici di preparazione che il Seminario promuove in Quaresima. 
  11. L’Amissione tra i candidati al Diaconato e al Presbiterato si celebrerà preferibilmente in diocesi, nelle modalità e nel luogo che il Vescovo e il Rettore riterranno più idonei. 
  12. Per evidenziare la dimensione comunitaria della formazione vissuta in Seminario, è opportuno ricevere i ministeri in Seminario, durante la celebrazione di conferimento che ogni anno viene prevista nel mese di ottobre.
  13. I periodi delle vacanze scolastiche rientrano pienamente nell’iter formativo, come occasioni da programmare e verificare responsabilmente, per vivere e testimoniare comunque la bellezza del proprio cammino vocazionale, in un più intenso contatto con il Vescovo e l’intera comunità diocesana. Specie il tempo dell’estate deve essere programmato preventivamente con gli educatori, dando adeguato spazio al riposo e alla creatività, alla famiglia, alle esperienze pastorali, alla meditazione e alla preghiera, ad eventuale ripresa dello studio, oltre che alle attività di classe o di comunità programmate di anno in anno. Si accresca lo spirito di comunione col parroco, avvisandolo di ogni propria assenza. Soprattutto, nulla deve impedire di curare sistematicamente la vita spirituale, proseguendo i momenti di preghiera che scandiscono la giornata in Seminario e dando sempre il dovuto risalto alla centralità dell’Eucaristia quotidiana. Eventuali esperienze di lavoro si concordino con gli educatori. Si curi di tenere i contatti con gli educatori e di non interrompere il confronto con il DiRettore Spirituale. È bene riservare all’estate la programmazione di impegni particolari (ad es. scuola guida, ecc.), in maniera da non intaccare la vita di Seminario durante l’anno scolastico.