Vocazione

I presbiteri, configurati nel loro essere a Cristo Capo, Pastore, Servo e Sposo, partecipano al suo unico sacerdozio, nella sua missione salvifica, come collaboratori dei Vescovi.

Perché prete?

Le caratteristiche particolari della vocazione presbiterale

Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù.

Fil 2, 5

Fra le molteplici vocazioni incessantemente suscitate dallo Spirito Santo nel popolo di Dio, i presbiteri, configurati nel loro essere a Cristo Capo, Pastore, Servo e Sposo, partecipano al suo unico sacerdozio, nella sua missione salvifica, come collaboratori dei Vescovi. Così, sono nella Chiesa e nel mondo un segno visibile dell’amore misericordioso del Padre.

Come presbiteri, non solo partecipano all’unico sacerdozio di Cristo, ma prendono quello come modello per svolgere idoneamente il proprio. Questi i quattro aspetti cristologici a cui ogni sacerdote, nel corso del suo ministero, cerca di configurarsi sempre più:

cristo capo

Cristo capo

Il primo aspetto dell’unico sacerdozio è la singolare prossimità del Verbo, che lo rende vicino, tanto a Dio quanto agli uomini. Cristo, pieno di misericordia, è il Sacerdote «santo, innocente, senza macchia» (Eb 7,26) che, avendo offerto se stesso, «è in grado di sentire giusta compassione» (5,2) per ogni nostra infermità e diviene «causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (5,9).

cristo pastore

Cristo pastore

Colui che dà la vita in sacrificio si presenta come il Buon Pastore, venuto a radunare le pecore disperse della casa di Israele e a condurle nell’ovile del Regno di Dio (cfr. Mt 9,36 e 15,24; Gv 10, 14-16). Con questa immagine Cristo rivela che Dio è Colui che raduna, accompagna, segue e cura il proprio gregge. Appare qui l’immagine di un Dio-Pastore, che condivide la nostra vita fino a prendere su di sé la nostra sofferenza e la nostra morte.

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Cristo servo

Gesù, Figlio di Dio, ha assunto la condizione di servo fino alla morte (cfr. Fil 2, 6-8). Prima di morire sulla croce, Egli ha lavato i piedi dei discepoli, chiedendo loro di fare lo stesso (cfr. Gv 13, 1-17). 

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Cristo sposo

L’ordinazione presbiterale richiede, in chi la riceve, una donazione totale di sé, per il servizio al popolo di Dio, a immagine di Cristo Sposo: «il donarsi di Cristo alla Chiesa, frutto del suo amore, si connota di quella dedizione originale che è propria dello sposo nei riguardi della sposa». Il presbitero è chiamato ad assumere in sé i sentimenti e gli atteggiamenti di Cristo nei riguardi della Chiesa, amata teneramente attraverso l’esercizio del ministero; pertanto, a lui è richiesto «di essere capace di amare la gente con cuore nuovo, grande e puro, con autentico distacco da sé, con dedizione piena, continua e fedele, e insieme con una specie di “gelosia” divina, con una tenerezza che si riveste persino delle sfumature dell’affetto materno». (Pastores dabo vobis, 22).

[Cfr. Congregazione per il clero, Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis (6 dicembre 2016)]