Che significa “Missione”?

di: David Baiocchi

26 Ott 2020
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Ci incontriamo online, come troppo spesso succede in questi ultimi mesi. Ma ringraziamo il Signore: per un paio d’ore abbiamo la possibilità di chiacchierare con un ragazzo come noi anche se è dall’altra parte del globo. Noi, la comunità del seminario tutta riunita, collegati da Ancona, per farci ispirare dalla testimonianza di Pietro ed entrare nel tema di quest’anno formativo: la missione. Lui da Boston, inviato là dalla congregazione da 10 mesi per studiare giornalismo.

È giovane, Pietro, ma ha già vissuto tante realtà. Quella di Salerno, la sua città di origine; quella della comunità saveriana di Ancona, dove ha studiato; poi il Messico, la casa madre della congregazione a Parma, e ora gli Stati Uniti. I suoi racconti riescono a farci assaporare il mosaico di tutte queste esperienze, l’arcobaleno che per lui è il mondo: Pietro è la testimonianza – semplice, ma mai scontata – che il “sì” coraggioso detto al Signore porta sempre lontano, è sempre l’inizio di un viaggio meraviglioso, dentro e fuori di noi. 

Discutere di missione con Pietro ci dà respiro ampio, ci immerge nell’oggi: la sensazione è quella di essere sintonizzati sulle esigenze della Chiesa universale, per una volta al passo con i tempi; quella Chiesa missionaria, duttile, aperta all’incontro, pronta a mettersi in discussione, rischiare, trasformarsi e perfino a perdere qualcosa di sé. In una parola, disposta a tutto, esclusivamente per amore di Gesù e degli uomini. Quella Chiesa che papa Francesco non si stanca di indicarci, che ci viene consegnata nell’Evangelii Gaudium e ribadita pochi giorni fa nella Fratelli Tutti. Il papa insiste, come se fossimo duri di orecchi e di cuore, come se facessimo fatica ad entrare nell’ottica di una Chiesa che è chiamata a camminare fuori dalla porta di casa sua, che deve essere pronta a cambiare.

È vero, non è facile accettare il cambiamento: serve umiltà grande perché significa ammettere, in primo luogo a noi stessi, che qualcosa non va più bene, che abbiamo bisogno di uscire da noi, di abbracciare idee e punti di vista diversi. D’altronde è quel che Pietro ci racconta: anche nella sua storia l’idea stessa di missione è dinamica, si evolve, cresce attraverso il confronto con la famiglia saveriana, si arricchisce nel vivere profondamente la realtà di ogni giorno, nello scovare i segni dell’amore di Dio.

Caro Pietro, ci siamo accostati a te chiedendoci: che significa “missione”? La tua storia e le tue parole ci hanno dato tante risposte, in così poco tempo.

Missione è creatività, servizio, responsabilità, risposta alle domande grandi della vita.

Missione è ricerca dell’unità, è l’amore di Gesù che si fa strada, riscoperta del vero volto di Dio.

Missione è incontro con la diversità e ringraziamento, stupore e continuo adattamento, ri-significazione della propria fede.

Missione è capovolgimento: è passare dal dover annunciare al farsi annuncio, dal portare il Vangelo all’incontrare Cristo; missione è accettare che il fratello ti guardi a modo suo, è farsi piccoli per diventare il lievito nella pasta e farla crescere, è farsi toccare di continuo dalla realtà che Dio abita e in cui ci parla.

Per tutti questi motivi la missione è Chiesa, e la Chiesa è missione, inscindibilmente; e se noi vogliamo essere pietre vive di questa tanto discussa “Chiesa in uscita”, siamo chiamati a vivere il processo di continua conversione proprio di ogni innamorato di Gesù, quel lavorio interiore che dura una vita: è la fatica di chi sa di essere chiamato alla santità, all’annuncio, alla strada dietro il Maestro. È il continuo cambiamento del discepolo: la sua felicità sta nel non fermarsi mai, la sua rovina nel rifiutare questo santo viaggio.

Grazie da tutti noi, Pietro! Buona missione!