Dipingere un’icona: un percorso di crescita spirituale

di: Fratel Daniel D'Acunto, F. S. B.

22 Nov 2021
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Dipingere un’icona è esercizio di disciplina e di ascesi perché nasce dal desiderio di incontrare il Volto di Dio che si è rivelato in Gesù. Questo incontro è un’esperienza di redenzione, passa attraverso una lotta spirituale che ogni vero cristiano affronta e anche l’iconografo deve vivere.

I fratelli ortodossi definiscono la pittura dell’icona come un servizio liturgico – sacerdotale potremmo dire – perché comunica il Volto di Cristo e come ogni atto liturgico richiede sicuramente una vita di fede, preghiera, pace interiore, concentrazione.

Spesso, però, si esagera nel dare importanza alla preparazione spirituale dell’iconografo. Si sente parlare di un rituale di digiuni e preghiere particolari, come se l’icona fosse il punto di arrivo di un percorso misterico che sa molto di new age. In realtà l’icona è solo un punto di partenza nel cammino verso Dio, anzi è essa stessa cammino di ascesi e di crescita spirituale.

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Fratel Daniel dipinge un’icona del volto di Maria

Sia quando si tratta di riprodurre un modello, sia quando si tratta di realizzare un soggetto nuovo, l’iconografo deve sottomettere la sua creatività al mistero di fede da rappresentare e, quindi, a una serie di indicazioni ricevute dalla tradizione, che costituisce il canone. Il volto di Dio non lo si costruisce secondo la propria fantasia, ma è offerto al pittore di icone dalla comunità di fede. Lo si accoglie e lo si trasmette così com’è. È un atteggiamento mariologico: come la Vergine Maria ha accolto il Verbo nel suo grembo e l’ha dato alla luce, così anche l’iconografo accoglie il mistero da rappresentare e, con la sua arte, lo rende visibile nel mondo.

L’iconografo deve dunque lavorare nell’umiltà e nell’obbedienza: rinuncia ad affermare se stesso e le proprie idee, praticando un digiuno degli occhi che libera dall’ansia della creatività e dalla vanità dell’estetismo. È un vero e proprio cammino di purificazione, alla luce della fede, che libera dall’individualismo e che permette di accogliere l’Altro che si dona. E più si fa spazio all’Altro, a Dio, più si scopre se stessi, la vera natura dell’uomo.

L’icona infatti rappresenta l’umanità redenta, santificata, abitata da Dio: l’umanità che risplende in Gesù, vero uomo e vero Dio. Un’umanità davvero bella. In questo cammino si svela non la bellezza che possiamo cogliere con i sensi esteriori o interiori, ma la bellezza che abita il mondo.

Forme semplici e precise, linee ordinate, armonie cromatiche, tutto è espressione dell’armonia e dell’ordine generato dalla fede. Perché nella fede tutto trova senso e tutto è inserito in un creato ordinato e pieno di speranza.

È certo una grande provocazione al pensiero e all’“ordine” che sembrano guidare la storia e il creato!

La pittura delle icone può disciplinare i nostri moti disordinati alla luce di quel Volto che ci attrae, ci trasfigura e che desidera rivelarsi attraverso di noi.